Filtri ottici ad interferenza in grado di lavorare nella banda del visibile, dell’ultravioletto vicino e dell’infrarosso vicino.
Generalmente quando si parla di filtro ottico si intende uno strumento capace di trasmettere o di bloccare determinate lunghezze d’onda.
Sono prodotti diversi tipi di filtri tra cui quelli passa-alto, passa-basso, passa-banda, filtri per fluorescenza e attenuatori.
Per ottenere un filtro di interferenza si depositano su un substrato alcuni strati alternati di materiali aventi indice di rifrazione diverso.
Due sono i metodi a cui si ricorre di solito per la deposizione: la tecnologia per il deposito morbido e quella per il deposito estremamente duro, entrambe operanti in un camera a vuoto.
Nel primo caso si tratta di un processo PVD con cui si possono deporre diverse tipologie di materiali ma il film che si ottiene è molto poroso; se assorbe acqua le proprietà ottiche degenerano e quindi la vita di questi filtri non è molto elevata.
Con particolari tecniche messe a punto che proteggono la superficie porosa, si può però arrivare ad una durata di circa cinque anni.
La qualità dell’immagine è molto alta e il costo del filtro è piuttosto basso.
L’altra tecnica prevede invece una deposizione di ossidi a temperature elevate (circa 300°C) che dà origine ad un rivestimento duro che non richiede ulteriore protezione; in realtà la sua struttura superficiale non è completamente protetta e l’acqua può ancora penetrare.
Il produttore ha messo a punto un processo al plasma a ossigeno (O2-plasma) che permette di ottenere un film uniforme e privo di qualsiasi porosità.
I filtri ottenuti con questa tecnologia durano più di dieci anni, sono stabili meccanicamente, sono più stabili termicamente di quelli con deposito morbido ma presentano un costo superiore.
La scelta tra l’una e l’altra tipologia di filtro dipende dalle esigenze richieste dall’applicazione specifica.
Il settore di maggiore applicazione di questi filtri ad interferenza è l’ottica, sia a livello industriale che di laboratorio.
(TC3557)