Packaging in fungo.
Questo materiale è prodotto a partire da scarti di cereali di agricoltura assieme ai miceli (mycelium) dei funghi, ovvero le radici del fungo stesso, costituite da numerosi filamenti bianchi che ramificano in ogni direzione.
I miceli, posti in determinate condizioni ambientali (al chiuso, al buio, in assenza di acqua e senza aggiunta di sostanze chimiche sintetiche), crescono in circa 5-7 giorni, assimilando gli scarti agricoli e legandoli assieme come un collante per formare un insieme strutturale e compatto, formato da lunghissime e sottilissime fibre.
Per bloccare questo processo è necessario disidratare e apportare calore all’ambiente di crescita; questo passaggio finale assicura l’assenza di spore e di allergeni.
Questo materiale, totalmente riciclabile e compostabile, offre quindi il vantaggio di poter assumere qualsiasi forma, dato che è sufficiente gestire la crescita del fungo all’interno e/o attorno all’oggetto che presenta la forma desiderata.
Per questo motivo nasce come materiale naturale per l’imballo protettivo.
La tecnologia che porta alla realizzazione di questo materiale naturale non fa uso, rispetto alle bioplastiche tradizionali, di prodotti agricoli ma sfrutta gli scarti derivanti dall’agricoltura (es.
pula del riso) o dall’industria (es.
dalla lavorazione del cotone).
Inoltre, se si confronta questo processo con quello per l’ottenimento del polistirolo espanso, questa tecnica è del tutto naturale, consuma una quantità di energia 10 volte inferiore e produce ridotte emissioni nell’atmosfera.
Attualmente trova applicazione come packaging per oggetti di elettronica o per prodotti alimentari (bottiglie di vino ecc.).
(NT6048)